Pastore della Alpi

Ottimo successo per l'Esposizione Nazionale Canina organizzata nella nostra città dal Gruppo Cinofilo Biellese: più di ottocento cani iscritti e migliaia di visitatori. Questa edizione 2005, però, potrebbe venire registrata negli annali della cinofilia italiana come data di eccezione avendo assistito al primo, determinante passo verso il riconoscimento ufficiale di una nuova razza canina, la 348° nel panorama mondiale, 15° italiana e prima piemontese (il Piemonte è a tutt'oggi la sola regione italiana senza un suo cane tipico). "Cane da Pastore delle Alpi - Pastore d'Oropa" è, infatti, il titolo del progetto ufficiale formulato dall'Università degli Studi di Milano, Facoltà di Medicina Veterinaria in sinergia con l'ASL Biella, il Gruppo Cinofilo Biellese e l'Associazione Amici Cane d'Oropa.
Domenica scorsa, dunque, il primo raduno in assoluto di cani biellesi, una ventina circa, accompagnati dai loro allevatori e provenienti un po' da tutte le nostre vallate, con folta rappresentanza della zona di Mongrando. Si sono visti sfilare i nostri cani tipici compostamente e dignitosamente, anche se l'esperienza era per loro del tutto nuova e impensabile, oltre che incomprensibile. Ma il cane biellese è abituato a seguire il pastore senza obiezioni, senza stupirsi di nulla: neppure di ritrovarsi a sfilare in passerella sui tappeti e sotto i riflettori di una mostra nazionale. Imperturbabili, hanno affrontato l'esame meticoloso e severo di un giudice d'eccezione, il prof. Luigi Cavalchini Guidobono, dell'Istituto di Zootecnica dell'Università di Milano, Giudice internazionale e presidente dell'associazione Cani da lavoro su bestiame (CLB).
"La storia del Cane da Pastore d'Oropa - ha esordito nel suo commento il prof. Cavalchini - si intreccia inevitabilmente con quella della pecora biellese, dei bovini Valdostani e della Pezzata Rossa d'Oropa, cani e bestiame accomunati da decenni di selezione che ne hanno valorizzato la capacità di adattamento ad un ambiente particolare come quello delle Prealpi e delle Alpi". Purtroppo, negli anni Cinquanta, ha sottolineato il relatore, il massiccio abbandono delle montagne e il repentino mutamento dei criteri di allevamento hanno portato la razza ad una grave restrizione numerica con rischio di estinzione. Sarà soltanto negli anni Settanta che, con la Conferenza sull'Ambiente delle Nazioni Unite di Stoccolma, il mondo scientifico prenderà coscienza del rischio e si attiverà con programmi di salvaguardia nazionali ed internazionali. L'Italia è stato uno dei primi paesi a sviluppare progetti di ricerca e ad adottare delle misure per la difesa delle risorse genetiche nazionali tramite un vasto programma varato già nel 1976 dal nostro Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR). E nel 1980, il Congresso FAO tenutosi a Roma ribadiva l'impegno a "Conservare razze che sono parte integrante della cultura e delle tradizioni, oltre che dell'economia, dei loro luoghi d'origine, mediante la valorizzazione delle loro attitudini". E' questo il caso del cane da pastore delle nostre alpi, che il progetto intende conservare e far conoscere a livello nazionale e internazionale appunto nella sua veste di cane da lavoro. L'iter di un riconoscimento ufficiale dal parte dell'Ente Nazionale della Cinofilia è, tuttavia, lungo e irto di ostacoli, ma il prof. Cavalchini è fiducioso dei risultati, proprio per le rare qualità lavorative che offre la nostra razza canina. Conclude, infatti, il progetto presentato dall'Università di Milano: "Si prevede di poter ottenere la registrazione ufficiale della razza del cane da Pastore delle Alpi - Pastore d'Oropa con attitudine alla conduzione del gregge tipica del territorio alpino e subalpino". La programmazione e la verifica dei lavori di ricerca saranno garantiti da un responsabile scientifico, mentre fra le sue immediate attività il gruppo di lavoro dei promotori prevede raduni di razza, dimostrazioni di sheepdog, creazione di un sito web con relativo forum di discussione e creazione di un archivio storico culturale.
Pier Francesco Gasparetto